Quando Umberto Eco pubblicò “Il nome della rosa”, molti lettori furono attratti, ancor prima che dalla storia, dalla prefazione. In quelle prime pagine, Eco mise in scena una finzione metanarrativa: raccontò di aver trovato il manoscritto misterioso di un certo Adso da Melk e di averlo tradotto. Un artificio letterario, certo, ma così avvincente da spingere i lettori a credere che il romanzo fosse la rielaborazione di un testo antico.
Fu una mossa geniale: la prefazione creò un alone di mistero, di autenticità e di erudizione che contribuì enormemente al fascino del libro.
Questa è la magia di una buona prefazione: riesce ad aprire una porta, a creare un ponte tra il lettore e il testo, a dare uno slancio che può trasformare un buon libro in un caso editoriale.
Come disse Paul Valéry:
“I grandi libri iniziano prima della prima pagina.”
E spesso la prefazione di un libro che sa raccontare, intrigare e orientare è il biglietto da visita di un successo editoriale.
Se stai scrivendo un libro e ti chiedi se inserire una prefazione, se scriverla tu o chiederla a qualcuno, o semplicemente vuoi capire come funziona… non voltare pagina troppo in fretta. Potresti scoprire che la vera partenza del tuo libro è proprio adesso.
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Prefazione di un libro: significato e posizione nel testo
La prefazione di un libro è un testo introduttivo che precede il contenuto principale di un libro. Serve a fornire un contesto, raccontare il dietro le quinte dell’opera o presentare l’autore. A differenza di una sinossi o di una quarta di copertina, non deve necessariamente vendere il libro, ma offrire una chiave di lettura autorevole prima che cominci la storia vera e propria.
Dove si colloca la prefazione nel libro
La prefazione si trova normalmente all’inizio del libro, dopo l’indice e prima dell’introduzione o del prologo (se presenti). In alcuni casi, viene numerata con numeri romani o addirittura lasciata fuori dalla numerazione ufficiale del libro.
Sai sai come scrivere un libro sai anche che una prefazione ben strutturata può dare al lettore una prima impressione solida e motivata. Attenzione però a non confonderla con introduzione e prologo.
Differenza tra prefazione, introduzione e prologo
Queste tre sezioni possono confondere, ma hanno ruoli distinti.
- Prefazione: può essere scritta dall’autore o da una figura esterna e presenta l’opera, il suo significato o il contesto in cui è nata.
- Introduzione: redatta dall’autore, serve a spiegare cosa troverà il lettore e spesso entra nel merito dei contenuti.
- Prologo: è parte della narrazione, soprattutto nei romanzi e anticipa elementi chiave della trama.
A cosa serve davvero la prefazione
La prefazione di un libro può svolgere diverse funzioni, sia dal punto di vista del lettore che dell’autore.
Obiettivi e utilità per il lettore
Per il lettore, una prefazione può:
- fornire un contesto utile alla comprensione del testo;
- chiarire le intenzioni dell’autore;
- offrire spunti interpretativi;
- rendere il libro più accessibile, soprattutto se tratta temi complessi.
In sostanza, prepara il lettore al viaggio, come un amico che ti svela una scorciatoia prima che tu parta.
Prefazione come strumento di marketing e autorevolezza
Una prefazione scritta da una figura nota, un autore affermato, un influencer, uno studioso, può dare autorevolezza al libro, in particolare per saggi, autobiografie e manuali. E quando questo si viene a sapere diventa uno strumento di marketing: un nome noto in apertura può catturare l’attenzione e spingere all’acquisto.
Quando è consigliabile inserirla (e quando no)
La prefazione di un libro va inserita sempre? Di solito se vuoi fornire un contesto particolare (storico, biografico, tematico) o il libro ha bisogno di essere introdotto in qualche modo, allora sì, serve.
Anche se vuoi valorizzare l’opera con la voce di un esperto o un testimone può essere una parte molto utile.
Invece, sarebbe meglio evitarla quando:
- rischia di anticipare troppo il contenuto;
- è ridondante rispetto all’introduzione;
- non aggiunge reale valore.
Chi può (o dovrebbe) scrivere la prefazione di un libro
Una delle domande più frequenti riguarda proprio gli autori delle prefazioni di libri: chi dovrebbe firmarle? Esistono diverse possibilità, ognuna con vantaggi e logiche diverse.
L’autore può scrivere la prefazione?
Sì, l’autore può assolutamente scrivere la propria prefazione, anche se solitamente questo avviene se ha qualcosa di utile o coinvolgente da dire sul processo di scrittura o sul valore dell’opera. Può essere anche una lettera al lettore, un dietro le quinte emotivo. Più frequentemente, è un’altra persona a scriverla.
Figure autorevoli: scrittori, esperti di settore, editor, influencer
Far scrivere la prefazione di un libro ad un nome riconosciuto può dare slancio e credibilità al libro. È utile soprattutto se il libro tratta un tema tecnico, divulgativo o se l’autore è esordiente. Chi scrive deve però conoscere bene il libro e saperne cogliere il valore autentico. Se riesci ad avere una risposta positiva da un personaggio con un certo seguito, ne beneficerà l’intero libro.
Come chiedere una prefazione in modo efficace
Chiedere è lecito, ma ricorda di avere delle accortezze per aumentare le possibilità di una risposta positiva.
Prima di tutto sii diretto e rispettoso, spiega il progetto e perché stai chiedendo proprio a quella persona. Dovrebbe esserci un nesso logico ma anche un desiderio personale alla base di questa spiegazione.
Quindi invia una bozza completa o almeno significativa del testo e dai un tempo preciso per la risposta o la consegna. Questo non serve a mettere fretta al soggetto coinvolto, ma non puoi pretendere di aspettare all’infinito una risposta.
Come scrivere una prefazione efficace
Scrivere una prefazione è un atto delicato, quasi una dichiarazione d’intenti nei confronti del lettore. Che tu sia l’autore del libro o una figura esterna incaricata di presentarlo, lo scopo è offrire un’apertura coinvolgente, onesta e utile, senza oscurare il contenuto ma anzi valorizzandolo.
Cosa includere: contesto, rapporto con l’opera, opinione sull’autore
Una prefazione efficace non è una lista di elogi né un riassunto del libro. È una narrazione a sé, che accompagna il lettore nell’opera con discrezione ma decisione.
Per farlo, può iniziare contestualizzando la genesi del libro: perché è stato scritto, in quale momento della vita dell’autore, o in quale cornice culturale si inserisce. Può poi proseguire raccontando il legame tra chi scrive la prefazione e l’autore, oppure con il tema trattato. Un’esperienza condivisa, un incontro, un ricordo: anche questi dettagli aiutano a creare connessione.
Infine, una buona prefazione dovrebbe trasmettere un’opinione autentica sul valore del libro. Non una lode generica, ma un punto di vista che aiuti il lettore a comprendere cosa rende unica quell’opera. Tutto questo va fatto con equilibrio: il protagonista resta sempre il libro. La prefazione, in fondo, è solo l’invito a cominciare la lettura.
Stile, tono e lunghezza consigliata
Lo stile della prefazione di un libro deve rispecchiare non solo la personalità di chi la scrive, ma soprattutto il tono del testo che introduce. Un saggio tecnico richiederà un registro più formale, mentre un romanzo potrà essere preceduto da una prefazione più narrativa, quasi confidenziale. Il tono dovrebbe essere autentico, diretto, mai artificioso: il lettore percepisce subito se chi scrive è coinvolto o meno nell’opera.
Quanto alla lunghezza, la regola d’oro è la misura. Una prefazione troppo estesa può appesantire, rischiando di far perdere l’attenzione prima ancora di iniziare la lettura vera e propria. Meglio restare entro le due o tre pagine, a meno che non si tratti di un contributo particolarmente denso o significativo.
L’essenziale è che il testo sia funzionale, non ornamentale: ogni parola deve servire ad accendere la curiosità e a rafforzare il valore del libro.
Errori da evitare in una buona prefazione
Puoi avere le migliori intenzioni del mondo ma questo non esclude la possibilità che, alla fine, la tua prefazione sarà poco efficace se non presti attenzione ad alcuni errori comuni.
Primo: spesso, chi scrive tende a raccontare troppo, finendo con lo svelare dettagli importanti della trama o dell’argomento centrale del libro. Questo toglie al lettore il piacere della scoperta.
Secondo: l’autoreferenzialità: chi la scrive si concentra su di sé, dimenticando che il protagonista della scena è il libro e non la sua esperienza personale. Il rischio? Trasformare un’introduzione utile in un monologo autoreferenziale.
Attenzione anche al tono: un linguaggio troppo tecnico, accademico o autocelebrativo può risultare distante e respingente. La prefazione di un libro dovrebbe invece essere accogliente, chiara, coinvolgente.
Infine, è importante ricordare che la prefazione non è una recensione, né un riassunto: il suo scopo non è valutare l’opera o anticiparne il contenuto, ma accompagnare il lettore dentro di essa, senza togliergli la voglia di proseguire.
Esempi di prefazione e casi d’uso
Non esiste un’unica maniera di scrivere una prefazione di un libro. Molto dipende dal tipo di libro e dal pubblico a cui si rivolge. Che si tratti di un romanzo, di un manuale o di un’autobiografia, la prefazione può cambiare completamente forma e funzione.
Ogni genere ha le sue peculiarità e anche la prefazione deve adattarsi al tipo di testo che accompagna.
Prefazione in un romanzo
Ne abbiamo già parlato: un esempio celebre di prefazione narrativa si trova in “Il nome della rosa” di Umberto Eco. In essa, l’autore finge di aver rinvenuto un manoscritto antico, creando un ponte tra il lettore e la storia che sta per iniziare. Questo espediente ha reso la prefazione parte integrante del romanzo, aumentando il coinvolgimento emotivo e la sospensione dell’incredulità. In molti romanzi, la prefazione può servire a introdurre il tono, l’ambientazione o a fornire dettagli storici rilevanti senza appesantire la trama.
Nel caso dei romanzi, la prefazione può servire a raccontare come è nata l’idea, oppure a giocare con il lettore, aumentando l’immersione nel mondo narrativo.
Prefazione in un saggio o manuale
Nel libro “Sapiens” di Yuval Noah Harari, la prefazione è un esempio perfetto di come uno studioso possa contestualizzare la propria opera in poche pagine. L’autore spiega da dove nasce l’idea del libro, qual è il suo scopo e come si è sviluppato il lavoro di ricerca.
Questo tipo di prefazione aiuta il lettore a capire cosa aspettarsi dal testo e perché l’autore è qualificato a trattare quell’argomento. È particolarmente utile nei saggi perché costruisce fiducia e autorevolezza sin dall’inizio.
Prefazione in un’autobiografia o raccolta di racconti
Un esempio più moderno si trova nell’autobiografia “La mia storia” di Valentina Vezzali, pluricampionessa olimpica di scherma. In questo caso, la prefazione è firmata da Giovanni Malagò, presidente del CONI, che introduce la figura dell’atleta non solo dal punto di vista sportivo ma anche umano, raccontando episodi dietro le quinte e sottolineando il valore dell’impegno e della determinazione.
Questa prefazione ha il ruolo di rafforzare la credibilità della narrazione, mostrando come la testimonianza di chi ha vissuto accanto all’autrice possa offrire una prospettiva unica e rafforzare l’autenticità della storia.
È anche un ottimo esempio di come scrivere un’autobiografia supportata da una voce esterna che ne legittima il valore e ne amplia il significato.
La prefazione è davvero necessaria?
Non tutti i libri hanno bisogno di una prefazione, ma quando è ben pensata e ben posizionata, può aggiungere grande valore.
Quando fa la differenza e quando è meglio farne a meno
La prefazione di un libro ben pensata può:
- fare la differenza nel dare credibilità all’autore;
- aiutare a comprendere meglio l’opera;
- rendere il testo più “vicino” al lettore.
Ma se scritta male o superflua, può appesantire. In quel caso, meglio rinunciarvi.
Il valore aggiunto della prefazione tra visibilità e strategia editoriale
Se ben utilizzata, la prefazione può essere parte integrante della strategia editoriale: citata nelle recensioni, ripresa nei materiali promozionali, utilizzata per attirare l’attenzione nei primi minuti di lettura. Può dare visibilità al libro, valorizzarlo e renderlo più competitivo.
Ricorda: una prefazione non è mai solo un’introduzione. È un gesto editoriale, un’anticipazione emozionale, un modo per accogliere il lettore. Se ben pensata, come quella geniale di Eco, può segnare la differenza tra un libro che passa inosservato e uno che lascia il segno.
E se stai scrivendo il tuo, forse la domanda non è “scriverla o no”, ma: come farla diventare parte viva della storia che stai raccontando?
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